Cronache da una scuola allo stremo

Oggi sciopero

La marea di gente che si è riversata oggi a Torino

Oggi sciopero.

Perché quello che sta succedendo è atroce, per le foto delle macerie, per i civili sotto le bombe, per gli ospedali e le scuole ridotte in cenere.

E come sempre, quando sciopero, sento i colleghi, quelli che so avere una certa sensibilità politica.

Io sì, ci vediamo in corteo.

Io vorrei, ma poi penso a Tommi da solo in classe…

Io ho dimenticato di rispondere al modulo e la dirigente l’ulitma volta ha minacciato provvedimenti disciplinari.

Io ho appena preso la supplenza, come faccio a scioperare?

Io avevo già fissato il test d’ingresso…

La paura di fare rumore, la paura di creare disagio, di dover discutere, di sentirsi rimproverare, dei mormorii nei corridoi hanno fermato tanti e tante.

Perché è diventato così difficile agire il conflitto? Perché è diventato difficile fare rumore, mandare in crisi le segreterie, scontentare i genitori?
Perché non siamo più abbastanza arrabbiati da fregarcene di tutto il resto?

Ci hanno rubato la rabbia, l’hanno nascosta sotto una coltre di stanchezza e rassegnazione, di obblighi, di fogli da compilare, di ricatti morali e materiali.

L’unica speranza che mi consola è che la nostra rabbia, di noi che stiamo a scuola e non abbiamo bisogno di una definizione di bambino per sapere benissimo che cosa sia, possono averla sì rubata, ma non distrutta.

Da qualche parte dev’essere, e forse dobbiamo solo liberarla.

Prima di tutto smettendo di non sentirci legittimati: abbiamo tutti i diritti di essere arrabbiati per quello che sta succedendo (sì, nonostante i “tre mesi in estate” e il “lavoro più bello del mondo”) possiamo arrabbiarci per un genocidio in atto.
Anzi, dobbiamo arrabbiarci: un bullo, forte della copertura di un bullo ancora peggiore, si sta permettendo di violare ogni legge internazionale e ogni decenza morale. L’ingiustizia che vediamo compiersi giornalmente senza che i nostri governi parlino DEVE farci ribollire il sangue nelle vene, altrimenti significa che abbiamo perso la nostra umanità.

E no, non è vero che scioperare è fare un torto ai nostri ragazzi: scioperare è dare l’esempio e noi dovremmo farlo proprio per i nostri ragazzi.

Che idea stiamo passando loro se davanti a tutto questo non facciamo nulla?
Possiamo fare miliardi di ore di educazione civica, ma cosa c’è di più educativo dell’esempio di un adulto che mette in gioco se stesso, il proprio lavoro e il proprio corpo contro l’ingiustizia evidente?

I genitori borbotteranno, certo che borbotteranno per il disagio. Diranno che non ero in classe solo per farmi il weekend lungo.

Va bene.

Mostreremo le stazioni bloccate, le strade in panne, i porti in rivolta e i carichi di armi fermi.
E quando i ragazzi saranno diventati grandi abbastanza ripenseranno a questi giorni e sapranno dov’erano i loro professori: a fare la storia dalla parte giusta.

Anche questa è istruzione, anche questa è educazione.

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