Dove sei finito

No, il titolo del blog non è una citazione da Pimo Levi.
O meglio, certo che è una citazione, ma nel modo in cui la letteratura ti entra sotto pelle e poi riemerge quando meno te lo aspetti.

Non esiste salvezza che non sia collettiva, non esistono risposte che siano individuali.

Questo me lo dice sempre mio padre e, purtroppo, penso abbia ragione.

Questo blog nasce perché io, oggi, non so più come si costruiscono risposte collettive, non so più nemmeno se ci siano delle domande collettive. Scrivere la mia esperienza qui, è la cosa migliore che mi sia venuta in mente.
Non ho la speranza che serva qualcosa.

E quindi ecco qui le cronache di una persona innamorata dell’insegnamento, che si rifiuta di entrare nella logica dei sommersi e salvati, del rubarsi le cattedre comprando abilitazioni e punteggi, della sensazione di vergogna e sollievo quando entri in una classe seconda e ti chiedi dove sia finito il collega che avevano in prima. Chissà se è andato via perché voleva, o perché l’algoritmo ha deciso così, fregandosene della relazione educativa, fregandosene di questi ragazzi che ho di fronte e fregandosene del mio collega e del suo lavoro.

Questo blog parla dei miei tentativi storti di restare in questo mondo e non piegarmi, di continuare a insegnare non a scapito di qualcun altro, ma insieme ad altri. Non in competizione, ma in collaborazione.

Insomma, è un blog di sogni e castelli in aria.