Cronache da una scuola allo stremo

Quando è suonata la sveglia

Se ci penso mi pare assurdo sia passato così poco tempo. 

Poco più di venti giorni, in fin dei conti, nulla. 

Io non aspettavo le nomine, non controllavo con costanza i siti, perché non ho mai creduto che ansiarsi per qualcosa che tanto succederà da sola abbia nessun senso. 

Ho visto il bollettino seduta sul letto di un’amica, dopo l’ultimo giorno di mare dell’estate. L’ultimo perché poi non ne avrei più avuto voglia, io che adoro il mare. 

Non me lo aspettavo, lo dico onestamente. Lo dico consapevole di tutta la hybris che questo rivela. In fondo, tutte le storie migliori iniziano con un grande peccato, e questo è stato il mio. 

Non aspettarmelo.

Sentirmi comoda. Sentirmi protetta e tranquilla nella mia routine, nel mio posto precario, ma che tanto nessun altro vorrà. 

E invece…

Se lo avessi saputo avrei fatto diversamente?
Se avessi fatto diversamente sarebbe cambiato qualcosa? 

Con i se e con i ma la storia non si fa

Io ho scelto di essere la persona su quel letto quel giorno, mi è capitato di esserlo. Un po’ di volontà, un po’ di fortuna. 

C’è troppo pathos in questo scritto? 

In fondo è solo una storia normale, mentre questo mondo va a fuoco, popolazioni intere vengono sterminate e una quantità immonda di persone lotta ogni giorno per la sopravvivenza. 

Si può osare del pathos per una precaria della scuola che perde la sua classe? 

Io in ogni caso quel giorno non mi ero ancora rassegnata ad averla persa davvero. 

Ho iniziato a piangerla, questo sì (cercando di non farmi vedere, in silenzio), ma per rassegnarmi ho dovuto ricevere la chiamata dalla collega che mi è subentrata. 

Allora ho capito che era successo davvero e li ho salutati uno per uno raccontandoglieli e affidandoglieli. 

Ma questo succedeva molto dopo, cioè pochissimo tempo fa, o secoli, dipende dal punto di vista. 

È strano come il tempo si sia distorto intorno a questa storia, abbia preso pieghe incomprensibili. 

Quel giorno, quel letto, sono relegati in un passato preistorico, la chiamata con Lidia (nome di fantasia della nuova collega), sembra proprio il punto di rottura, l’inizio della Storia.
Un’epoca nuova. 

Sarà disfatta o vittoria? 

E su chi poi? 

E chi lo deciderà? 

Si può perdere o vincere a questo gioco? 

Si può se non si ha deciso ancora i termini della partita?

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